Ivan Zega – presentazione mostra fotografica “Live Shoots”

Per presentare questa mostra di fotografie di Ivano ho portato con me un libro che gli è appartenuto.

Si tratta di Ten years after di Nan Goldin. Lo conoscete? Il libro documenta il ritorno a Sorrento della fotografa nel 1996, dieci anni dopo il suo primo viaggio nella splendida località campana. Come sempre Nan Goldin ritrae i suoi amici, le persone che vivono con lei; e a dieci anni di distanza alcuni dei suoi amici italiani non ci sono più.
Allo stesso modo Ivano ci ha sempre ritratto in foto, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ha sempre ritratto i suoi amici, la sua famiglia, chiunque incontrasse… ha sempre guardato la Brianza con gli occhi anche di Nan Goldin.

L’avevo appena conosciuto, eravamo ragazzi delle superiori: ricordo che ero rimasto molto colpito dall’interesse che Ivano sapeva provare per qualunque cosa, e ricordo che era elettrizzante essere fotografato da lui, e vedere come qualunque cosa potesse infuocarsi di interesse per sua libera decisione. Come Nan Goldin, anche Ivano amava la controcultura dell’East Village Other e Federico Fellini; come Nan Goldin a Sorrento, anche Ivano era un ‘americano’ in Italia. Era lui che aveva la reflex a tracolla; era lui che metteva musica in qualunque momento; era lui che commentava quella musica; era lui che commentava le copertine dei dischi e che voleva sapere cosa ne pensavamo noi (e del disco e della copertina); era lui che ascoltava e suonava; era lui che indicava ammirato le fotografie e fotografava Elena e Francesco nell’atto di guardarle.

E’ stato bellissimo osservarlo, imitarlo, essere dentro quella vita insieme creativa e rischiosa, dove l’esercizio della libera interpretazione artistica non è mai stato un capriccio quanto piuttosto un’astuzia riservata insieme a sé stessi e al mondo: la calma precisione con cui la suola di gomma dei suoi stivali passa sullo stesso perimetro d’asfalto su cui tre secondi dopo passa la gomma della ruota del T.I.R.; il flauto di canne brusnenghine che incanta il serpente e il fachiro insieme. Le fotografie di Ivano dimostrano prima di tutto quanto bene volesse ai suoi amici, e quanta intelligenza ci fosse nel bene che ci ha voluto; e l’attenzione con cui ci ha ritratto è un modo di voler bene sottilissimo, come l’aria silenziosa che – senza che nessuno se ne accorga – diventa un fuoco invisibile ma estremamente nutriente, vitale; perchè Ivo con la sua musica e le sue fotografie ci ha sicuramente amato, ma un po’ ci ha anche ‘creato’.


Massimo